I drammatici avvenimenti del Medio Oriente hanno messo alquanto in ombra l’altra guerra che si combatte da più di due anni in Ucraina. Il timore che la guerra ucraina possa estendersi a uno scontro diretto fra Russia e NATO, avvenimento peraltro molto remoto, è stato messo in ombra dall’allargarsi effettivo del conflitto fra HAMAS e Israele, che pare portare una guerra generale in tutto il Medio Oriente. Ma che accadrebbe se i russi riuscissero a sfondare il fronte ucraino? È un interrogativo che inquieta un po’ tutti, specie in Europa.
Ma è poi realmente possibile una rotta completa dell’esercito ucraino? Al momento non ci pare ipotizzabile un crollo generale dell’Ucraina.
Si può anche pensare che gli ucraini, per sollecitare gli aiuti, drammatizzino sulla loro situazione: i russi avanzano solo qua e là di qualche chilometro. Al limite, si potrebbe pensare a una Caporetto dalla quale si potrebbe rimediare, ma non a una rotta come quella egiziana nella Guerra dei Sei Giorni.
Alla Russia mancano i mezzi e la capacità, come hanno mostrato negli ultimi due anni, che ebbero gli israeliani o gli americani nelle guerre del Golfo. Se i russi sfondassero le linee ucraine, allora gli occidentali e in particolare gli americani tornerebbero a rifornire gli ucraini che tornerebbero a fermare i Russi.
Sono due anni che si combatte una guerra di posizione, non si vede chi potrebbe vincerla sul serio. Quello che ha mostrato la guerra in Ucraina è che la Russia ha una tecnologia arretrata rispetto a quella occidentale. Aggiungerei pure che l’eroismo, la disponibilità a sacrificarsi, vale poco rispetto alla tecnologia, e questo apparve chiaro già nella Seconda Guerra Mondiale: il fatto che i giapponesi preferivano morire che arrendersi non li salvò dalla sconfitta da parte degli americani, meno eroici ma più tecnologici. La Russia ha attaccato con l’idea che in pochi giorni avrebbero preso il controllo di Kiev e installato un governo amico. L’impresa sembrava possibile ma è stata condotta male, con forze incapaci e impreparate.
I russi hanno compiuto poi un irrimediabile errore di immagine. Avrebbero dovuto presentarsi come un esercito fraterno, che li liberasse dall’influenza straniera (occidentale). Invece hanno agito con una ferocia, con una crudeltà inumana che ha esasperato, oltre ogni limite, l’odio che gli ucraini già provavano per loro.
Pensare che l’esercito russo possa effettivamente controllare una nazione come l’Ucraina, vasta due volte l’Italia, con una popolazione tanto ostile, non pare certo possibile. Gli ucraini nei primi mesi dell’invasione resistettero con valore e ricacciarono i russi con le armi ricevute dall’Occidente (diciamo dall’America). Allora i russi hanno invaso le regioni russofone ma sono stati bloccati dagli ucraini sempre con armi occidentali. A questo punto la guerra, circa due anni fa, era finita: un armistizio avrebbe risparmiato due anni di morti e distruzioni immani.
Gli ucraini, invece, fidando sulle armi americane, hanno allora pensato di poter SCONFIGGERE la Russia (non di fermarla) ma non ci sono riusciti, come prevedibile. L’America allora ha rallentato, non ha alcun reale interesse a sconfiggere la Russia, anzi, ed è apparsa l’ombra di Trump come possibile successore di Biden, tutto altro che propenso ad impegnarsi troppo in guerre lontane.
Dopo più di due anni, i soldati ucraini ormai sono sfiniti e andrebbero sostituiti e occorrerebbe aumentarne il numero in modo consistente, ma il problema fondamentale è che ora le guerre sono decise dalla tecnologia avanzata.
Generalmente, nella storia, gli eserciti sono stati sempre formati da professionisti, pochi in percentuale rispetto alle popolazioni. Solo nel secolo scorso, nelle guerre mondiali, ci sono stati eserciti di decine di milioni di coscritti. Mancano ora i mezzi per armare milioni di uomini. Già Mussolini parlava di cinque milioni di baionette e non si rendeva conto che le guerre già allora non si combattevano più con le baionette: ora le armi costano dieci volte di quanto costavano allora. Attualmente i mezzi sono sofisticati, complessi, costosi; occorrono allora un numero limitato di uomini ma in grado di usarli.
Se gli americani, come pare, rallentano i rifornimenti, è ben difficile che gli europei possano effettivamente prenderne il posto. D’altra parte, l’idea che la Russia dopo l’Ucraina possa attaccare paesi NATO, e che quindi difendere l’Ucraina significhi prevenire un attacco russo (si fa l’esempio di Monaco del ’38) appare sempre più infondata, una semplice trovata propagandistica. Non solo la Russia non avrebbe nessuna ragione per attaccare paesi NATO ma soprattutto non ne avrebbe assolutamente la capacità: se sono bastati solo aiuti militari all’Ucraina per fermare i Russi, come mai potrebbero questi sperare di affrontare l’intero apparato NATO: è un fatto evidente, innegabile. Bisognerebbe poi pensare alla spaventosa possibilità di un ricorso ad armi atomiche, rimedio che per 60 anni ha impedito un conflitto fra NATO e URSS.
L’unica soluzione allora è tornare a due anni fa: l’Ucraina cede alla Russia qualche provincia per altro devastata e già in rivolta, la Russia si accontenta perché non è in grado di conquistare l’Ucraina e poi soprattutto di mantenerla.
Ambedue possono dire di avere vinto: occorre saper vincere, occorre saper perdere. Questo sarebbe ragionevole, poi nelle guerre le follie divampano incontrollabili.