Pare ormai fuori  di ogni dubbio che la strage al  concerto di Mosca sia stata opera dell’ISIS  sia per le modalità dell’azione, sia per la rivendicazione esplicita sia per la cattura stessa degli autori. Tuttavia  Putin cerca di addossare una colpa di  favoreggiamento agli Ucraini, cosa estremamente  improbabile ma  anche se mai ci fosse stato una qualche complicità esterna,  certamente l’azione va ascritta  all’ISIS.

Ma  cosa  è l’ISIS ? Essa è stata distrutta da molti anni, il suo califfo ucciso da un commando americano, dispersi i suoi combattenti superstiti, perso ogni controllo di territorio e di organizzazione: quindi non esiste più. Ma si i dice pure  che l’ISIS esiste ancora e non è stata mai veramente sconfitta. In fondo possiamo dire che ambedue le affermazioni sono vere se vengono chiarite nel loro senso. In realtà infatti l’ISIS non esiste più come organizzazione, come entità  ma è rimasta  come sigla che una sparsa miriade di  estremisti islamici adotta nella varie parte del mondo islamico,  dall’asia centrale all’africa sub sahariana : qualcuno dice una specie di franchising.

Esaminiamo brevemente le vicende 

L’ISIS  nasce come  movimento fondamentalista nella  Siria in preda alla terribile e infinita guerra civile  e si impose alla  attenzione del  mondo quando di affermò unificando  in una unica entità politica  una parte  della Siria e  una parte dell Iraq. Il suo nome ufficiale era in arabo al-Dawla al-Islamiya fi Iraq wa ash Sham:: letteralmente:  stato islamico dell’Iraq e dello Sham. il suo acronimo era  quindi DAIISH. Il termine sham  indicava  le terre arabe  sul mediterraneo orientale  corrispondente attualmente agli stati di Siria, Libano, Giordania e anche alla Palestina e corrispondeva al  termine italiano antico  levante che  indicava  nel passato le stesse zone. Se traduciamo l’espressione in inglese avremo Islamic State of Iraq and al-Sham da cui l’acronimo ISIS.

L’idea che perseguiva  questa  operazione era la unificazione del dar el islam (terre della  fede)  opposta a dar el harby, terra della  guerra (di conquista ).  Secondo la tradizione islamica tutta la  Umma ( comunità dei fedeli) doveva essere retta da un unico potere, il califa (califfo), successore di Maometto.  Infatti  i califfi furono  alla guida  della intera comunità dei  fedeli e anche quando poi si istituirono di fatto molteplici  stati islamici indipendenti, tuttavia mantennero un loro  ruolo ideale allo stesso modo degli  imperatori cristiani medioevali rispetto ai regni cristiani. Il califfato, passato in ultimo  al sultano turco, fu abolito nel 1924 ai tempi della rivoluzione laicista di Kemal Ataturk. Il califfo dovrebbe oggi riunire tutti i  mussulmani superando fazioni, nazionalismi  e divisioni per creare un unico stato islamico.

Qualche mese dopo infatti  nell ISIS fu proclamato un califfo nella persona di  Ibrāhīm al-Badrī con il nome altisonante di Abū Bakr al-Baghdādī:  Abu bakr è il nome del primo califfo, il padre della  famosa Aisha data in sposa ancora bambina  a Muhammed (Maometto) , baghadadi invece  significa  “da Bagdad” dove si era formato culturalmente. La proclamazione  come  califfo di un personaggio quasi sconosciuto era del tutto fuori delle  regole  della tradizione ma si affermava che sarebbero state proprio le vittorie del califfato ( dello stato  islamico)  che avrebbero reso palese la benedizione di Allah e quindi la sua legittimità

Effettivamente la  affermazione dello Califfato islamico  fu fulminea  con l’occupazione quasi senza combattere di ampie zone della Siria e dell’Iraq, con   la grande citta di Mossul con 700.000  abitanti .

Accorrevano allora volontari (foreign fighters) da ogni parte, non solo dal  mondo islamico  ma anche dall’Occidente fra lo stupore e il timore degli occidentali . Questi  hanno sempre capito poco del jihadismo, inteso sempre come un fenomeno di arretratezza o di follia  che poteva contagiare solo menti di popoli arretrati  mentre invece vedevano con sgomento che esso risorgeva fra le terze generazioni degli immigrati, gente nata e cresciuta ed educata in Occidente.

Il fenomeno del jihadismo  aveva già  una lunga storia  ed era culminato con l’attacco alle Torri Gemelle  del 11 settembre. Però fino ad  allora   si trattava sempre  di gruppi terroristici  senza responsabilità di governo  mentre ora si aveva un territorio da amministrare, si creava insomma un vero stato islamico  sia pure non riconosciuto da nessuno a livello internazionale.

Il  Califfato si è affermato in un vuoto di potere senza forze che fossero in grado di opporsi effettivamente. La parte siriana infatti era preda di una guerra civile feroce, insensata e infinita  con  il  territorio in mano a gruppi, meglio  bande, disordinate, in una folle lotta di tutti contro tutti. La parte irachena era invece  in preda a un forsennato conflitto etnico religioso: la maggioranza sciita dell’Iraq, da sempre oppressa dalla minoranza sunnita, aveva preso il potere in base al democratico suffragio universale improvvidamente imposto dagli Americani e dominava a sua volta sui sunniti.  Il fulmineo affermarsi del Califfato era quindi dovuto all’infinito inestricabile conflitto del Medio Oriente di tutti contro tutti ma  Il successo fu attribuito alla  volontà di Dio invece che a condizioni eccezionali e diede ali al fanatismo più esasperato.

Si perse allora  perse ogni senso del limite e della realtà  inimicandosi tutto e tutti. Furono  perseguitati sanguinosamente e crudelmente cristiani , yazidi,  sciiti , ogni altra minoranza, ci  si scontro’ con i bellicosi Curdi  sostenuti dagli Americani, e si fecero attentati  dappertutto anche in paesi che potenzialmente  potevano sostenerli come  la Turchia e l’Afganistan.

Se la sua affermazione fu rapida, la  sua decadenza, il suo tramonto è stato invece lunghissimo.

La lunghissima durata del suo tramonto fu  dovuta alle stesse ragioni della sua fulminea affermazione: lo stato di caos, di lotta di tutti contro tutti  che purtroppo caratterizza quelle terre. Curdi, Turchi, sciiti, sunniti, moderati e estremisti islamici, integralisti di diverse tendenza sono tutti in lotta fra di loro  e i nemici diventano provvisoriamente alleati  per ridiventare nemici un momento dopo, con interventi poi esterni di Americani e Russi ( i Cinesi si tengono ancora in disparte). La guerra  contro il  Califfato è stata per questo condotta da tutti ma nello stesso tempo tutti in lotta e in sospetto fra di loro.  Gli eccessi poi  del Califfato  hanno portato i loro  aderenti a vincere o morire senza alcuna prospettiva di mediazione.

La fine del Califfato non vuol dire la fine del  jihadismo  che è  continuato e  continuerà ancora per un tempo imprevedibile

Se infatti il califfato ( ISIS)  non esiste più è sopravvissuto però  il termine , come dicevamo una specie di franchising, che adottano gruppi sparsi nel vasto mondo del estremismo e fondamentalismo islamico.

Non vi è una strategia, una finalità concreta riconoscibile ma il terrorismo colpisce dovunque. Un attentato sanguinoso  come quello di Mosca è avvenuto  qualche mese in Iran perche’ sciita, e  qualche anno fa in all’aeroporto di Kabul  perchè incredibilmente nemmeno i talebani appaiono abbastanza estremisti  e altrettanto avviene  in africa sub sahariana, in Nigeria  Ma attentati  di più modeste dimensioni se ne contano un po dovunque  a centinaia , in genere poco  percepiti  dalla stampa internazionale.

Sconfitto e distrutto il califfato, sconfitto e distrutto al Qaeda rimangono pur sempre cellule sparse  e impazzite  che possono colpire dovunque. In effetti è molto difficile, diciamo impossibile,  prevedere le loro azioni proprio perché irrazionali casuali e per la stessa ragione non costituiscono più un pericolo in senso politico. Non è più immaginabile la possibilità che possa costituirsi veramente un nuovo califfato , una nuova entità  politica  fondamentalista  come si è temuto  nei decenni precedenti. Non ci sarà mai una guerra di tutto l’Islam contro lo Occidente  come sognava un bin Laden, non ci sarà  mai uno stato unico  che  unifichi  tutto l’slam, non ci sarà  mai una teocrazia come  sognava Khomeini:  sono tutti sogni finiti in un lago di sangue e in un ammasso di rovine  per gli scontri  interni al mondo islamico stesso  molto  più che per  uno scontro con l’Occidente.

 

 

 

 

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