Di Giovanni De Sio Cesari, foto Wikipedia
Il 10 febbraio quest’anno cade il Capodanno cinese: esso viene celebrato anche in molte altre nazioni vicine come Corea, Vietnam, Mongolia e inoltre, naturalmente, in tutte le comunità cinesi sparse per il mondo.
Il Capodanno cinese (Nónglì xīnnián), secondo l’antichissimo calendario cinese che è lunare (ma solo prevalentemente), cade nel secondo novilunio dopo il solstizio d’inverno quindi tra il 21 gennaio e il 19 febbraio del nostro calendario. È una data mobile, quindi, che segue le fasi della luna come la nostra Pasqua. Viene anche detto “Festa di Primavera” (Chūnjié) benché cada in pieno inverno: secondo la vita contadina, infatti, coincide con il tempo in cui cessano quasi del tutto i lavori agricoli e si aspetta la primavera. Esso dura 15 giorni e termina con la festa delle lanterne (yuánxiāojié). Naturalmente, solo alcuni di questi giorni sono considerati festivi, con la chiusura di scuole e attività lavorative che variano secondo gli stati; in Cina si considerano festivi i primi tre giorni.
Ogni anno viene intitolato a un animale secondo un ciclo di 12 anni: questo è l’anno del drago (Chou). Il calendario cinese tradizionale rimase in vigore fino alla fine dell’impero e poi fu sostituito da quello occidentale, attualmente in vigore.
Si tratta di un periodo di festività paragonabile alle nostre festività natalizie tipicamente familiari, con il raccogliersi dei parenti in banchetti augurali nei quali vengono consumati cibi caratteristici (in particolare a base di pollo): già da tempo tutti i mezzi di trasporto in Cina sono stati presi d’assalto per il rientro dei lavoratori delle grandi città ai villaggi di origine.
La tradizione vuole che si scambino doni in pacchetti di colore rosso perché il rosso è in Cina il colore del buon augurio e che in genere vengano consegnati alle coppie sposate: nei pacchetti però non vi sono doni ma monete metalliche, secondo la tradizione (qualche volta, attualmente, anche banconote).
Il Capodanno cinese si festeggia ovviamente con i fuochi artificiali, che sono un’antica invenzione cinese e nei quali i cinesi primeggiano ancora nel mondo. Vi sono poi danze, la più celebre quella del leone, che avevano, come i fuochi, il fine rituale di cacciare gli spiriti maligni che costituivano per i cinesi un vero incubo. Ogni cosa in Cina era costruita per tenerli lontani: gli usci delle porte erano innalzati per evitare che vi si potessero infilare, le case avevano un’apertura nelle pareti per permettere ad essi di uscire, perfino i ponti erano a zigzag perché non potessero attraversarli.