Scarsa o nulla risonanza hanno avuto in Occidente le affermazioni di Sinwar , il capo militare di Hamas seconda cui l’esercito israeliano si trova proprio dove Hamas desiderava che fosse. Ma come: tutto il mondo sostenitori e avversari di Israele, si commuove per la condizione terribile in cui si trovano gli abitanti di Gaza nell’estrema rovina fra bombardamenti incessanti e fame e terrore dovunque e quelli che li governano e guidano dicono che tutto questo va bene?
Sinwar in realtà egli stesso lo spiega subito dopo dicendo che questo è la situazione che Hamas desiderava perchè cosi Israele può perdere l’appoggio occidentale e puo’ quindi iniziare cosi la liberazione della Palestina ” dal Giordano fino al mare” cioè la distruzione dello stato di Israele. Non è un farneticazione come potrebbe apparire ma una mentalità diffusa oggi in tutto il Medio Oriente. Come proclamava bin Laden rivolto all’Occidente “Noi vinceremo perchè i nostri giovani amano la morte mentre i vostri giovani amano la vita” : avrebbero cioè vinto perchè i veri credenti non temono la morte ma gli occidentali miscredenti invece la temono .
Si tratta in altri termini dell’idea che vince chi non teme la morte, chi non conta i propri caduti purchè raggiunga la vittoria. In medio oriente una tale ideologia della morte, una esaltazione della morte come un mezzo necessario e glorioso per raggiungere la vittoria identificata poi con il bene e la giustizia viene collegata a un credo religioso molto sentito. Secondo essa quelli che muoiono come shaid, cioe martiri, riceveranno un premio eterno secondo la volontà di Dio onnipotente e misericordioso che è Colui che poi decide della vittoria e della sconfitta che non sono quindi legate alla potenza delle armi ma alla sua volontà onnipotente.
Ricordo che, alcuni anni fa, venne pubblicata la lettera di una ragazzina di Gaza che diceva di desiderare il matrimonio e la maternità, aspirazione comune a tutte le ragazzine del mondo. Ma in seguito diceva che cosi avrebbe potuto generare degli shaid che si sarebbero immolati in nome di Allah nella lotta agli ebrei per la liberazione della Palestina. Come si può desiderare di essere madre per vedere poi i propri figli morire? Eppure l’ambiente, la scuola e tutto hanno portato una ingenua ragazzina a sognare una enormità del genere: la massima aspirazione di una donna è quella di essere madre di martiri.
A noi moderni occidentali una tale mentalità , un tale glorificazione della morte appare incomprensibile e infatti non viene percepita ma in realtà essa è stata presente anche da noi e ampiamente. E non ci riferiamo solo ai tempi antichi del medioevo, alle crociate, alle guerre di religione ma essa ha avuto forse il suo culmine nel secolo scorso con i fascismi e i nazismi. Apparivano in queste ideologie dappertutto simboli di morte, di uno sprezzo, quasi un desiderio di morte considerata il mezzo principale per l’esaltazione della patria e della soprattutto di se stessi.
Ricordiamo ad esempio il grido dei falangisti spagnoli ”abbasso la intelligenza, viva la morte “ nel senso che non bisogna ragionare a calcolare le forze ma essere pronti a morire per la vittoria.
Se guardiamo alla Seconda Guerra Mondiale vediamo che in realtà la guerra per l’Asse era persa ormai irrimediabilmente dal 43 quando l’Italia, sia pur confusamente, si arrese l’8 settembre. Tuttavia i Tedeschi, fanatizzati dal nazismo, combatterono su tutti i fronti ancora per due anni provocando poi la maggior parte delle vittime con l’idea che se fossero stati pronti a morire avrebbero comunque vinto.
Ma allora ci domandiamo : è poi vero che chi è disposto a non contare le perdite poi alla fine vince ?
Nella Seconda Guerra Mondiale le battaglie di Cassino, della Normandia, delle Ardenne e quelle infinite sanguinosissime sui fronti dell’est furono comunque delle sconfitte tedesche e non potevano non esserlo. Perchè allora resistere per 8 mesi a Cassino se poi le sorti della battaglia erano gia’ decise dalla superiorità schiacciante degli alleati? Perchè era meglio morire gloriosamente che essere sconfitti?
Ancora più tragica la guerra nel Pacifico dove i Giapponesi preferivano il suicidio alla resa, dove ad Okinawa si videro perfino madri gettarsi in mare stringendo i propri bambini.
Ci volle la bomba atomica per convincere finalmente della inutilità della lotta e pure ci fu anche dopo Hiroshima chi tento un colpo militare per impedire la resa, preferendo ad essa l’annientamento.
E vero che nel Medio Oriente è accaduto che a un certo punto gli Occidentali hanno preferito ritirarsi che subire ancora perdite minime rispetto a quelle degli avversari ma comunque perdite: caso tipico è l’ Afganistan.
Ma in questi casi si tratta di guerre considerate ormai non necessarie, pressocchè inutili e non si sopportavano altre perdite.
Ma laddove si sentiva veramente la necessita’, gli eserciti americani ed europei hanno sempre vinto con estrema facilita’. Se pensiamo poi a Israele nessuno veramente puo’ pensare che i Palestinesi possano distruggere Israele anche perchè comunque Israele è sostenuta e garantita dalla potenza dell’Occidente oltre che dal possesso della bomba atomica.
L’idea di un Sinwar che sacrificando il suo stesso popolo, con tanti morti, devastazioni e distruzioni possa poi portare alla liberazione della Palestina con la sparizione della entità sionista dal Giordano al mare è chiaramente una illusione, fuori di ogni realtà
La soluzione possibile da perseguire sarebbe solo la divisione in due stati.
Tuttavia questa mentalità alimenta una guerra inutile durata ormai da tre generazioni perchè comunque gli israeliani non riescono a vincere in modo definitivo.
L’idea attuale di Netanyahu di poter distruggere Hamas è solo una illusione: la resistenza continuerà come prima e più di prima malgrado i disastri subiti dalla popolazione. Soprattutto una politica di morte e distruzione perseguita in questo momento da Israele non può essere spinta fino alle estreme conseguenze perche’ urta le motivazioni umanitarie dell’Occidente che sostiene Israele.
Tutto finirà quindi purtroppo, a nostro parere, nella inutile strage e le cose resteranno come prima, o meglio peggio di prima.
L’unica speranza è che la parte araba attualmente minoritaria che rifiuta la glorificazione della morte come unico mezzo per la vittoria e che realisticamente accetta la soluzione dei due stati possa alla fine prevalere. Gli accordi di Abramo sembravano essere un inizio di questa lunga e difficile strada ma si sono perduti con l’azione di Hamas del 7 ottobre.
Speriamo che si riapra.