di Giovanni De Sio Cesari
Il discorso del leader degli Hezbollah (Partito di Dio), Hassan Nasrallah, è stato riportato da tutti i media occidentali, ma ci sembra che non sempre ci si sia resi conto della sua importanza. In sostanza, ha annunciato che non entrerà in guerra con Israele, come molti temevano, e questo significa che anche il suo grande sponsor, l’Iran, non lo farà. Questo significa che il piano (o meglio, il sogno) di Hamas è miseramente fallito. Infatti, Hamas sperava che l’orribile strage del 7 ottobre avrebbe spinto Israele a una reazione violenta, come effettivamente è successo, scatenando l’ira delle folle arabe e anche dimostrazioni pacifiste in Occidente, come effettivamente è avvenuto. Tuttavia, tutto questo non si è concretizzato in un intervento degli Stati islamici in una guerra ampia e generale contro Israele. Nonostante tutte le dichiarazioni di principio, Gaza è rimasta ancora una volta sola ad affrontare la vendetta o, se si preferisce, l’azione di dissuasione, di Israele. Distruzioni immani, terrore diffuso, sofferenze inenarrabili e tanti morti, ma tutto resta come prima. Il mondo arabo non è entrato in guerra contro Israele.
In realtà, come poteva accadere una cosa del genere? Gli Hezbollah sono un piccolo gruppo confessionale del Libano, un paese ormai distrutto da 50 anni di guerre civili, sprofondato nella miseria e nel disordine generale. L’Iran è alle prese con dimostrazioni interne contro l’imposizione del velo e contestazioni di tutto il sistema, economicamente schiacciato dalle sanzioni ma soprattutto, è in conflitto con i sunniti un po’ dappertutto (Siria, Yemen, Libano). L’unico paese che potrebbe affrontare Israele sarebbe l’Egitto, ma da quasi 50 anni ha rinunciato a farlo dopo tre disastrose guerre. Ancora una volta, i palestinesi di Gaza si trovano alla mercé delle forze schiaccianti di Israele, appoggiato dall’Occidente e soprattutto dalla potenza militare degli Stati Uniti. La loro unica speranza è che siano proprio gli Stati Uniti a moderare Israele e a salvarli dalla estrema rovina.
Comunque, è interessante esaminare tutto il lungo discorso di Nasrallah per comprendere il punto di vista sulla questione palestinese, diffuso in tutto il mondo arabo-islamico.
Innanzi tutto, Nasrallah ha parlato davanti a una enorme folla elogiando coloro che hanno compiuto le stragi del 7 ottobre, affermando che essi avranno il giusto compenso da Dio, cioè il paradiso nel quale non ci sono gli infedeli (americani e sionisti). Quindi, quello che a noi fa orrore, coloro che hanno ucciso bambini, decapitato donne, massacrato giovani a un concerto e bruciato i loro cadaveri, per Nasrallah sono invece eroi meritevoli del paradiso. Tuttavia, deve essere sembrato troppo anche a lui, perché ha poi affermato che molti dei morti sono stati uccisi dagli stessi soldati israeliani che avrebbero perso la testa: una sciocchezza assoluta. Ma in paesi in cui non c’è libertà di opinione, ogni sciocchezza può diventare una verità inconfutabile perché non c’è contraddittorio. Ad esempio, i colti e civili tedeschi potevano credere, durante il nazismo, che gli ebrei fossero dei sotto-uomini che inquinavano l’umanità.
Quindi, Nasrallah ha voluto chiarire che la gloriosa impresa era tutta opera di Hamas e che Hezbollah e quindi gli iraniani non ne sapevano nulla, un modo per declinare ogni responsabilità e quindi possibili vendette israeliane.
Il punto più importante, però, è l’inquadramento di tutto il conflitto. Per Nasrallah, non si tratta di una guerra dei palestinesi per liberare la loro terra dagli invasori sionisti. Si tratta invece di un grande scontro di civiltà, diremmo noi, addirittura del bene contro il male. Il bene è rappresentato dai fedeli della vera religione, mentre il male è soprattutto rappresentato dagli americani (estensibile agli occidentali), uomini senza Dio, corrotti e decadenti che presto saranno spazzati via dalla storia, insh’Allah, se Dio vuole. Gli israeliani sono solo dei servi dell’America, strumentalizzati per aggredire l’islam. Si richiama quindi alla dottrina Khomeinista del grande Satana, l’America, e dei piccoli satani, cioè tutti coloro che sono nemici dell’islam, che sono spesso anche i governi moderati e nazionalisti. È una sorta di scontro metafisico, escatologico dai toni apocalittici.
Quindi, il nemico da abbattere non è tanto Israele, ma l’America (e tutto l’Occidente). Come si vede, siamo ben al di fuori dalla realtà. Il Medio Oriente, pieno di conflitti di ogni genere, di infinite guerre civili, arretrato non solo tecnologicamente ma anche civilmente, non appare certo in grado di competere con i paesi più evoluti dell’Occidente.
Alla fine del discorso, Nasrallah, in evidente contrasto con tutte le premesse, non annuncia di entrare in guerra. Piuttosto, afferma che è già in guerra con Israele. Effettivamente, vi sono ostilità, ma sono limitate a pochi chilometri dalla frontiera, già sgomberata dai civili israeliani. Quindi, dichiarazioni infuocate e ispirate, ma alla fine, nulla di concreto. Questo è il dramma del mondo arabo-musulmano.
Rimane solo un invito ad attaccare le basi americane, che potrebbe avere un seguito, soprattutto in attentati di lupi solitari, ma gli effetti non saranno certamente quelli sperati. Ricordiamo comunque che gli attentati furono opera sempre di terroristi sunniti (bin Laden e ISIS), che erano nemici spietati degli sciiti.