foto Albani Tatiana
foto Albani Tatiana

Il trend dei nomadi digitali, in crescita anche in Italia, ha interessato anche l’edizione 2023 della Borsa Italiana del Turismo a Milano, edizione che si è chiusa martedì 14 febbraio, registrando notevole successo e un rilancio dell’evento. La manifestazione domenica 12 aveva aperto le porte al pubblico. In fiera le proposte degli operatori turistici per il 2023 e tanti seminari dedicati agli addetti ai lavori. Tra questi quello dedicato ai nomadi digitali

Svegliarsi ogni giorno in un luogo diverso, esplorare le bellezze del territorio la mattina e il pomeriggio lavorare al computer, oggi con vista mare, domani magari in collina. E’ la storia di molti che scelgono di vivere la propria vita non legandosi ad un luogo in particolare. Sono i nomadi digitali, coloro che lavorano da remoto e scelgono di farlo in un posto diverso dalla propria casa, inseguendo il sogno di migliorare condizioni lavorative, qualità della vita e conciliare la passione per il viaggio. Una condizione ambita da molti.

Ma è davvero possibile lavorare ogni giorno in da un luogo diverso? In teoria ed anche in pratica si! Soprattutto per alcune categorie di lavoratori, professionisti che si occupano di programmazione, marketing o contenuti multimediali. Potenzialmente basta una buona connessione internet ed un computer portatile. Il fenomeno esistente già da qualche anno, in Italia è esploso in particolare dopo l’esperienza del COVID, del lockdown e dello smart working.

Ma chi sono veramente i nomadi digitali? Giacomo Andreani dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali, ha tracciato un profilo dei viaggiatori italiani. Al contrario di quanto si creda non viaggiano in solitaria ma in coppia, anche di amici, ed in famiglia, almeno per il 31%.

Non si tratta neanche di un turismo legato ai giovanissimi perché il 64% del totale ha fra i 30 e i 49 anni, e conta su un budget medio di 1800 Dollari al mese. Quindi è da sfatare il mito che per essere nomadi digitali bisogna disporre di molto denaro.

Uno studio sempre condotto dall’Associazione italiana nomadi digitali ha stilato anche una classifica delle destinazioni più ricercate. In prima posizione si trova il Messico, seguito dalla Thailandia e dall’Indonesia. Trovano spazio fra le prime dieci posizioni anche la Colombia, il Vietnam e poi il Portogallo, Turchia, Brasile, Costa Rica e Filippine. Come si evince, l’Italia, paese a vocazione turistica per eccellenza, non viene menzionata, e solo per il 42% circa dei nomadi digitali stranieri, il nostro paese è una buona destinazione. Le motivazioni di questi numeri possono essere ricercate nelle condizioni che queste persone necessitano. Condizioni che non riguardano evidentemente solo la sfera turistica intesa come luoghi da visitare, e una connessione veloce (che ovviamente rimane imprenscindibile) ma anche dalla disponibilità di strutture adatte a soggiorni di media durata, spazi dove lavorare, un buon rapporto qualità prezzo della vita, nonché agevolazioni burocratiche per i permessi di soggiorno. Condizioni che in Italia vanno create e potenziate per cogliere quella che forse potrebbe rappresentare, secondo gli operatori turistici, un’opportunità di riscatto per determinate zone.
L’Italia, come troppo spesso in questi ultimi tempi, è indietro nella progettazione e nella gestione di questo potenziale flusso turistico. Ma è nei suoi borghi, a rischio di spopolamento, che molti vedono la possibilità di potenziare strutture ricettive, creare spazi in coworking e creare delle comunità accoglienti. Ma la consapevolezza è ancora poca e non c’è una strategia pianificata dal governo ma solo l’impegno di alcuni privati che agiscono in collaborazione con gli enti locali, per tentare di agganciare questa possibilità di business, anche per le zone rurali che sono più ricercate ed in crescita rispetto a quelle costiere, perché più isolate e sostenibili. Si crea una destinazione, secondo gli operatori turistici in Bit, creando le condizioni adatte alle esigenze dei viaggiatori, coinvolgendo tutta la comunità di un luogo per organizzare servizi ed accogliere il turismo, interessato a vivere un territorio e a provare quanto di più autoctono esso ha da offrire.

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