Trapianto di fegato: nuove sfide e opportunità

NUOVE INDICAZIONI E SELEZIONE DEI PAZIENTI – Negli ultimi anni vi è stata una profonda evoluzione nella gestione dei candidati al trapianto di fegato. L’ampliamento delle indicazioni e il mutamento del profilo epidemiologico dei pazienti hanno richiesto un perfezionamento dei criteri di selezione.

“Se in passato la maggior parte dei trapianti era destinata a pazienti con cirrosi dovute a epatiti virali, oggi si affrontano quadri clinici molto più complessi, legati a etiologie metaboliche, alcol-correlate e oncologiche, oltre a un progressivo aumento dell’età media dei riceventi – ha spiegato la Prof.ssa Patrizia Burra – Il trapianto di fegato è così divenuto una procedura sempre più personalizzata. L’utilizzo di modelli predittivi basati su dati clinici, biochimici e funzionali consente di migliorare i risultati e di evitare interventi a prognosi incerta, riducendo i casi di trapianto futile. Le nuove strategie di valutazione pre-trapianto, l’uso delle macchine di perfusione epatica per la valutazione e la rigenerazione degli organi donati, e una gestione sempre più condivisa dei percorsi perioperatori, stanno ridefinendo la pratica clinica quotidiana, avvicinando la trapiantologia alla medicina di precisione”.

ONCOLOGIA E TRAPIANTO: LA “TRANSPLANT ONCOLOGY” – Uno degli sviluppi più significativi riguarda il rapporto tra trapianto di fegato e patologie oncologiche. Il concetto di transplant oncology sta guadagnando terreno come nuovo paradigma di cura per pazienti affetti da neoplasie epatiche.

“L’uso dell’immunoterapia permetterà di ampliare il numero di pazienti con epatocarcinoma potenzialmente candidabili al trapianto – ha spiegato il Prof. Pierluigi Toniutto – Tuttavia, queste terapie pongono nuove sfide immunologiche nella fase post-trapianto, con un rischio maggiore di rigetto. È quindi fondamentale sviluppare protocolli condivisi che integrino oncologia, epatologia e chirurgia trapiantologica. Inoltre, si aprono nuovi scenari anche per il colangiocarcinoma e per le metastasi epatiche da tumore del colon-retto, due aree che fino a pochi anni fa erano considerate controindicazioni assolute. Oggi, dunque, il trapianto può diventare una fase del percorso oncologico. È un’evoluzione che richiede competenze trasversali e che apre nuove opportunità di sopravvivenza per pazienti selezionati”.

CONFERENZA A ROMA

A fronte di un profondo cambiamento epidemiologico delle malattie epatiche e di un aumento delle potenziali indicazioni al trapianto, la grande sfida clinica e organizzativa di oggi è garantire un accesso equo, tempestivo e sicuro al trapianto, ottimizzando al contempo i risultati a breve e lungo termine.

Sono stati questi alcuni dei temi al centro della Conferenza monotematica 2025 “Liver Transplantation”, organizzata a Roma dall’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF) presso l’Auditorium Antonianum. L’incontro, interamente dedicato a una delle aree più complesse ed evolute della medicina moderna, ha avuto come obiettivo l’aggiornamento e il confronto tra esperti italiani e internazionali sulle principali novità nel campo del trapianto di fegato.

A coordinare l’iniziativa sono stati il Prof. Giacomo Germani, Segretario AISF, la Prof.ssa Patrizia Burra, Direttore della Gastroenterologia dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, e il Prof. Pierluigi Toniutto, Direttore dell’Unità di Epatologia e Trapianto di Fegato dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata, Università degli Studi di Udine.

Alla conferenza hanno partecipato anche autorevoli esperti internazionali, tra cui Pierre-Alain Clavien (Zurigo), Christophe Duvoux (Parigi), Pal Dag Line (Oslo), Alexander Louvet (Lille), Gonzalo Sapisochin (Toronto) e Florant Artru (Rennes).

“La Conferenza Monotematica 2025 ha permesso di analizzare l’evoluzione della trapiantologia epatica attraverso un approccio multidisciplinare – sottolinea il Prof. Giacomo Germani – È stato un momento di confronto tra epatologi, chirurghi, oncologi e altri specialisti, fondamentale di fronte alla nuova epidemiologia delle malattie epatiche e alla crescente complessità dei pazienti candidati al trapianto. Ampia è stata la partecipazione di giovani professionisti provenienti da tutta Italia, che hanno potuto confrontarsi con esperti di fama internazionale.”

Negli ultimi vent’anni, infatti, il profilo dei pazienti è cambiato radicalmente: diminuiscono le epatiti virali, mentre aumentano le patologie epatiche legate a disturbi metabolici e all’abuso di alcol, insieme a un numero crescente di casi oncologici. Parallelamente cresce anche l’età media dei pazienti e la presenza di comorbidità.

“Tutto questo – conclude Germani – richiede un lavoro condiviso, continuo e integrato, capace di coniugare competenze cliniche, tecnologiche e organizzative. Solo così sarà possibile garantire risultati sempre migliori e un accesso equo al trapianto di fegato in un contesto sanitario in continua evoluzione.”

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