Nel cuore di una Parigi postbellica, lontano dalle sale dei musei d’arte e dai salotti raffinati, emerge una nuova, inaspettata quanto scardinante concezione dell’arte: l’Art Brut.
Un’arte ‘grezza’, ‘pura’, ‘non filtrata’, letteralmente, ma non certo nel significato profondo attraverso cui la identificava il suo inventore, l’artista e teorico francese Jean Dubuffet. Questa non è infatti l’arte dei dilettanti o dei principianti. È l’arte dell’istinto, dell’anima nuda, dell’espressione incontaminata, che non si preoccupa delle regole, delle tecniche accademiche o delle convenzioni. È l’arte di chi non ha mai frequentato una scuola d’arte, ma ha imparato da sé, dai sogni, dalle visioni.
Dubuffet iniziò a collezionare opere di artisti non professionisti ed autodidatti e di persone spesso ai margini della società che riuscivano, senza filtri culturali e preconcetti artistici accademici, ad andare oltre le convenzioni raccontando sé stessi e il mondo attraverso l’illustrazione di idee non convenzionali e di mondi di fantasia elaborati. Artisti che creavano solo per sé stessi, alla ricerca di una libera espressione e libera tecnica, utilizzando materiali e materie prime che casualmente avevano sottomano e servendosi così, inconsciamente, di mezzi artistici nuovi, non tradizionali e non codificati, fuori dagli schemi.
Una presa di posizione radicale di Dubuffet contro il sistema dell’arte, lontano e al margine sia dai centri dell’arte tradizionale sia dai centri delle avanguardie.
Grazie alla donazione della sua collezione, iniziata nel ’45, alla Città di Losanna, la Collection de l’Art Brut a Losanna è stata inaugurata nel 1976 e ancora oggi continua ad arricchirsi di nuove opere, oggi le istituzioni pubbliche, le collezioni private, le gallerie, le fiere e le mostre dedicate a questa forma d’arte si sono moltiplicate. Critici e storici dell’arte italiani hanno organizzato mostre e convegni che comprendevano in particolare opere d’Art Brut, come la Biennale di Venezia a partire dal 2013 fino alla Biennale appena apertasi, e pubblicato cataloghi su questo tema. Nonostante tale lavoro e il fatto che in questo ambito gli autori di origine italiana siano molti, sono ancora poche in Italia ad oggi le istituzioni pubbliche dedicate all’Art Brut, e sebbene sia riconosciuto dall’ambiente artistico e dal suo mercato, il concetto di Art Brut rimane relativamente estraneo al grande pubblico.
La mostra “Dubuffet e l’Art Brut. L’arte degli outsider”, che apre dal 12 ottobre 2024 al Mudec, appositamente concepita per il Museo delle Culture, vuole portare in Italia un progetto espositivo che racconti al pubblico la straordinaria potenza espressiva dell’Art Brut, di questa creazione artistica e rivoluzionaria da cui hanno tratto ispirazione molti artisti contemporanei e che continua oggi ad essere essenziale, nella convinzione che l’arte sia per chiunque abbia una voce da far risuonare attraverso la necessità vitale di esprimersi.
“Dubuffet e l’Art Brut. L’arte degli outsider”, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura con il patrocinio del Consolato Generale Svizzera a Milano e che vede come Institutional Partner Fondazione Deloitte, è in collaborazione con la Collection de l’Art Brut, Lausanne, che possiede una straordinaria raccolta di oltre 70.000 opere di Art Brut nata dal nucleo storico raccolto da Dubuffet e donato alla Città di Losanna nel 1971. Disegni, dipinti, sculture e opere tessili, che crescono ancora oggi grazie ad acquisti e donazioni.
Dal museo svizzero provengono più di 70 opere esposte, tra cui alcune opere “storiche” appartenenti al nucleo della collezione, come le magnifiche composizioni di figure maggiori svizzere dell’Art Brut, quali Aloïse Corbaz e Adolf Wölfli, insieme a sculture di Émile Ratier e a dipinti di Carlo Zinelli (l’autore italiano d’Art Brut più celebre).
La mostra è curata da Sarah Lombardi, direttrice della Collection de l’Art Brut, Losanna e da Anic Zanzi, conservatrice alla Collection de l’Art Brut, Losanna, e per la sezione dedicata a Jean Dubuffet da Baptiste Brun, docente e curatore esperto di Jean Dubuffet.
L’esposizione propone un percorso quadripartito. Nel primo spazio presenta un corpus di opere di Jean Dubuffet e di documenti che collocano in una prospettiva storica l’invenzione del concetto di Art Brut, relativamente al suo lavoro di artista, scrittore e collezionista.
A seguire una selezione di opere di Art Brut provenienti dalle sue esplorazioni attesta l’ampiezza e la qualità delle sue ricerche in questo campo a monte della donazione del 1971. In due altre sale, un insieme di opere di Art Brut provenienti dai cinque continenti è legato alle tematiche del corpo e delle credenze. Per i loro soggetti e le loro origini, queste opere entrano dunque particolarmente in risonanza con le collezioni del Museo delle Culture di Milano e permettono di scoprire nuovi autori, di cui alcuni sono contemporanei.
L’Art Brut è – ancora oggi – relativamente poco conosciuta dal grande pubblico. Per questo motivo, gli organizzatori hanno pensato di offrire ai visitatori un ulteriore strumento universale di accompagnamento alla visita, che possa facilitare la fruizione della mostra e una più ampia comprensione di quest’arte attraverso una lettura più approfondita e tematica delle opere esposte.
In mostra è a disposizione del pubblico una audioguida gratuita, che può essere scaricata in forma di app presso la biglietteria. Tra le voci e i commenti che accompagnano la visita si possono ascoltare anche le parole dello stesso Jean Dubuffet e degli artisti di Art Brut.
In occasione della mostra, 24 ORE Cultura ha pubblicato il catalogo “Dubuffet e l’Art Brut. L’arte degli outsider”. Il volume è disponibile all’interno del bookshop della mostra, nelle librerie e online.