ll movimento islamico che ha avuto più diffusione nel passato recente in Medio Oriente è quello dei Fratelli Musulmani (al-Ikhwan al-Muslimun: Fratellanza Musulmana) e che attualmente viene comunemente identificato in HAMAS. Come i wahabiti, sostiene un ritorno integrale all’ortodossia islamica, ma si differenzia in molti aspetti tanto da entrare in conflitto con essi, uno dei tanti che tormenta l’universo del Medio Oriente.
I wahabiti, movimento inziato del ’700, quando il mondo occidentale era ancora lontano, sono un movimento tutto interno all’islamismo: vogliono il ritorno all’ortodossia e vedono in certe innovazioni manifestatesi attraverso i secoli (non provenienti dall’Occidente) una deviazione, soprattutto per gli sciiti. In qualche modo possiamo paragonarli ai calvinisti.
I Fratelli Musulmani, invece, sono un movimento che nasce nel 1900 in reazione all’occidentalizzazione del mondo arabo che si manifestava con il colonialismo. Tuttavia, proprio perché è una reazione al mondo occidentale, finisce con l’avere anche caratteri moderni.
Premettiamo un breve cenno storico
Il movimento fu fondato da Hassan al-Banna al Cairo nel 1928, in un Egitto sotto forte influenza anglo-francese. L’organizzazione non era propriamente politica, ma aveva fini culturali, religiosi e assistenziali: tuttavia, la sua azione non poteva non comportare anche aspetti politici, un po’ come avveniva per le organizzazioni cattoliche nel nostro paese.
Si opponeva ai nazionalismi sul modello occidentale adottato soprattutto in Turchia (ma non solo) da Kemal Atatürk: si distingue infatti fra wataniyya (nazionalità islamica) e qawmiyya (cittadinanza nazionale come quella egiziana, siriana, ecc.): la prima è estesa a tutti i musulmani, anche al di là del mondo arabo.
Se la legge di Dio deve reggere tutti i fedeli, allora essa dà anche una cittadinanza e una nazionalità.
El-Banna si oppose vigorosamente a una concezione puramente spiritualista dell’islam: esso deve regolare tutti gli affari pubblici e privati. Poiché le leggi esistono già e sono eterne in quanto dettate direttamente da Dio, lo stato non ha il potere legislativo ma solo quello esecutivo e amministrativo: esso deve quindi essere retto da un Califfo (successore di Maometto) che però deve essere scelto dal popolo e che deve consultare il popolo nelle decisioni più importanti.
Voleva dare a tutti pieni diritti, assistenza, istruzione: la ricchezza doveva avere una destinazione sociale e quindi si pronunciava contro grandi latifondi e ricchezze parassitarie. Abbiamo quindi aspetti che possiamo definire moderni e, in fondo, ripresi dall’Occidente anche se questo fatto veniva negato vigorosamente.
Altro importante esponente dei Fratelli Musulmani fu Sayyid Qutb (1906-1966). Funzionario egiziano, fu per due anni negli USA dove maturò l’idea dell’inconciliabilità fra Occidente e islam. Più volte arrestato e condannato, fu poi impiccato nel 1966 per tradimento.
La sua opera più interessante e nota è “Ma’alim fi al-Tariq” (Pietre miliari). Egli parte dalla opposizione fra islam e Jahiliyya (periodo pre-islamico). I due momenti però perdono la connotazione temporale per indicare la vera fede e il vivere senza Dio, così come fa il mondo moderno occidentale che perde tutti i valori. Vi è una lotta generale della Jahiliyya contro l’islam e ipotizza anche una congiura a livello mondiale per distruggere l’islam, di cui sono complici e strumento tutti i regimi moderati, filo-occidentali, e tutti i modernisti islamici. Questo è un motivo che ha grande popolarità nel mondo arabo, nel quale si nota la tendenza a spiegare ogni avvenimento negativo con azioni nascoste, attualmente attribuite a complotti americano-sionisti.
Di particolare interesse sono i suoi articoli ispirati a un soggiorno in America. Nel 1948 infatti si trasferì negli USA per qualche tempo e soggiornò nella cittadina di Greeley: l’impressione che ebbe dell’America fu estremamente negativa.
Ritiene che alla potenza economica corrisponda invece un bassissimo livello culturale e morale e anche una maleducazione che è indice di rozzezza intellettuale. Si tratta di un popolo che ha raggiunto l’apice dello sviluppo e della crescita nel mondo della scienza e della produttività, mentre rimane abissalmente primitivo nel mondo dei sensi, dei sentimenti e del comportamento e che nella storia umana l’America non ha aggiunto nulla al tesoro dei valori morali che distingue l’uomo dagli animali.
Accusa infatti l’America di razzismo, di materialismo, di eccessiva libertà personale e di un sistema economico ingiusto, insomma di tutti i mali possibili.
I rapporti pertanto dei Fratelli Mussulmani con i governi nazionalisti post-coloniali alla Nasser sono stati conflittuali: l’assassinio di Sadat, ad esempio, viene attribuito a essi.
Quindi furono sempre variamente perseguitati e emarginati, ma mantennero pur sempre una loro popolarità anche perché, in effetti, gestivano opere di solidarietà in paesi in cui l’assistenza pubblica era pressoché inesistente.
La grande occasione si presentò con l’esplodere della Primavera Araba generata dal generale fallimento dei governi nazionalisti. Con essa si voleva democratizzare e modernizzare il mondo arabo in base a modelli occidentali, ma non copiati passivamente bensì interpretati secondo tradizioni e cultura locale: diremmo in modo analogo ai romani rispetto ai greci o ai giapponesi verso l’Occidente.
Sembrò per un momento che l’Egitto, il più importante dei paesi arabi, raggiungesse questa meta con le oceaniche manifestazioni di Piazza Tahrir e la cacciata di Mubarak. Alle elezioni, la maggioranza non fu conseguita dai laici promotori della Primavera Araba ma proprio dai Fratelli Musulmani, che intanto avevano molto attenuato la loro intransigenza islamica tanto da sembrare molto vicini ai modelli occidentali. Fu eletto un loro esponente, Mohamed Morsi, che riuscì per poco a guidare in mezzo a mille difficoltà il paese attenendosi alle norme democratiche. Tuttavia, i laici democratici non sostennero più il presidente Morsi, regolarmente eletto, e si arrivò a un colpo di stato dell’esercito guidato da al-Sisi, con il quale ogni istanza democratica e liberale fu brutalmente repressa e i Fratelli Musulmani furono oggetto di feroce e capillare persecuzione con centinaia di migliaia di vittime (fra le quali possiamo annoverare anche il nostro Giulio Regeni), che dura tuttora. Da notare che i wahabiti dell’Arabia Saudita appoggiarono il colpo di stato laico e non i correligionari dei Fratelli Musulmani come ci saremmo aspettati.
Non sappiamo quanto dei Fratelli Musulmani sia ancora rimasto in Egitto.
Accade però che a Gaza HAMAS sia una filiazione della Fratellanza Musulmana egiziana.
Ai tempi di Morsi sembrò che ci fosse un’azione moderatrice, ma è accaduto che HAMAS si sia più spostata verso posizioni sempre più intransigenti e fondamentaliste.
L’evoluzione quindi è stata inversa rispetto a quella dei wahabiti che man mano paiono inclinare verso l’abbandono delle intransigenze originarie (alla bin Laden) e sembrano disposti pure al riconoscimento di Israele, che significa per il mondo arabo l’abbandono dell’idea dell’America e dell’Occidente in generale come la personificazione del male.
Il movimento dei Fratelli Musulmani, più vicino alla modernità, si radicalizza mentre il wahabismo, una pura difesa dell’ortodossia dei primi secoli, evolve invece in senso favorevole all’Occidente: l’opposto di quanto ci aspetteremmo.
Il problema, a nostro parere, è che la causa dei palestinesi, tutti sunniti (a parte i cristiani), viene sempre meno supportata dal mondo sunnita (e anche dai wahabiti), mentre gli sciiti dell’Iran fanno della questione palestinese la loro causa principale. Oggi, a combattere contro Israele sono sciiti e assimilati: Hezbollah del Libano, Houthi dello Yemen, e nessun sunnita fa qualcosa. HAMAS quindi è fatalmente spinta verso gli estremismi del fondamentalismo iraniano sciita, alla dottrina Khomeinista, che punta alla lotta implacabile e metafisica contra il grande satana americano e i piccoli satani ( fra cui Israele).