Lei si chiamava Tara Gandhi, ma non era parente del Mahatma, né della dinastia Gandhi che era al potere. Del resto in India il cognome Gandhi è diffuso, un po’ come Rossi o Bianchi in Italia.
Era stata una studentessa della mia collega indiana, che in Italia insegnava la lingua agli stranieri.
Io Tara l’avevo conosciuta a Perugia, quella volta che ero andata a trovare la mia collega. Era una bella ragazzina indiana aveva lunghi capelli neri e occhi scurissimi.
A Perugia andammo a pranzo insieme, la mia collega, Tara e un certo Amish, che con la mia collega insegnante di lingua italiana, pare avesse un rapporto molto stretto.
Era una bella giornata di sole, facemmo una passeggiata andando su e giù con gli ascensori, che a Perugia portano a centro. Nella piazza antistante l’uscita dagli ascensori c’era un mercatino artigianale e comprammo degli orecchini. Anche Amish prese un orecchino e lo indossò come talvolta fanno i ragazzi italiani.
Nel bar, lungo il corso, dove prendemmo dei gelati due teenager chiaramente omosessuali si sfioravano le mani, timidi e pieni desiderio. Pensai che l’amore è sempre bello in qualsiasi forma si manifesti. Sono le regole sociali a sporcarlo.
Ma, di regole sociali c’è bisogno. La civiltà non è costruita proprio a spese della libido? E… senza civiltà l’umanità cosa sarebbe? Non sarebbe nulla.
Mentre eravamo seduti in un bar io facevo queste considerazioni, Tara si alzò e incominciò a chattare con un tipo che aveva conosciuto online.
La ragazza dell’italiano conosceva solo le basi, ma era seriamente intenzionata a perfezionare la lingua. Così una volta tornata in India aveva cominciato a contattarmi online. In chat parlavamo del più e del meno. Lei parlava con me, ma non solo. In chat aveva conosciuto dei ragazzi italiani con cui forse faceva sesso a distanza.
Il rapporto, con uno di essi, doveva essersi spinto molto avanti, quando una sera Tara mi chiese cosa volesse dire un’espressione molto spinta, che un giovanotto aveva usato con lei. Un po’ titubante, vista la scabrosità della frase, riuscì a farle capire cosa il ragazzo italiano avesse inteso dirle.
Forse Tara faceva sesso a distanza, o forse no, dato che i ragazzi italiani talora sono decisamente sfacciati. Ma non era importante, nella sua vita ognuno dovrebbe essere in grado di poter fare ciò che crede, senza essere giudicato.
La mia collega insegnante di Italiano mi disse di stare attenta, perché Tara era molto abile con il computer e poteva manomettermi il portatile. A lei era capitato e aveva perso molti dati che ora erano diventati difficili da recuperare. Certamente sapere chi può averti hackerato il computer è molto difficile, ma la mia collega sospettava di Tara.
A me fortunatamente non successe niente, per il tutto il tempo che stetti in chat con Tara, forse nessuno aveva interesse a conoscere i miei dati o forse il mio Ubuntu, sempre aggiornato, era un po’ troppo difficile da hackerare.
Per almeno due anni con Tara passammo il tempo a chattare, ci collegavamo di pomeriggio, quando in Italia erano le 18 e in India le 22.
Un bel giorno la ragazza mi disse che era stata assunta da una grande multinazionale indiana, si occupava di informatica e di curare le relazioni con l’Italia.
Da allora non l’ho più’sentita. Ogni tanto penso che vorrei sapere come sta, ma non mi azzardo a scriverle un’e-mail. In fondo mi ha lasciata senza un saluto decente, né un ringraziamento per le mie lezioni rigorosamente free.
Tuttavia, penso che un giorno o l’altro le scriverò, in fondo Tara era, ed è, solo una ragazza e forse anche un hacker, ma non ha esperienza della vita. E per me molte cose, certe volte importanti, talora non contano. Poi, il tempo passato ad insegnare l’ho sempre considerato un tempo ben speso, che arricchisce chi dà e chi riceve.