di Giovanni De Sio Cesari

Ha avuto una notevole diffusione fra i giovani universitari americani (e non americani) la “Lettera all’America” di bin Laden scritta nel lontano 2002. Per 20 anni è stata a disposizione su internet, quasi dimenticata, ma pochi giorni fa è stata rimessa in circolazione in rete da TikTok, diventando virale. Allora la lettera è stata cancellata dai siti che la riportavano e da TikTok, per cui ci è impossibile ora rintracciare il lungo testo. Siamo del tutto contrari a queste procedure non solo perché antidemocratiche, contrarie alla libertà di pensiero, ma anche perché in effetti finiscono con il mitizzare documenti, scritti, opinioni che invece andrebbero valutati nella loro fondatezza, inserite nei contesti culturali, tenendo conto di tutti gli elementi.

La censura invece finisce col dare l’idea che la democrazia nasconda la verità, che cioè sia una democrazia soltanto apparente in cui possano circolare solo le idee gradite e siano nascoste e demonizzate quelle non gradite. Vediamo allora cosa scriveva bin Laden in quella lettera: anche se non ne abbiamo il testo, in realtà si tratta di concetti ripetuti continuamente un po’ da tutte le fonti del fondamentalismo islamico e non solo da esso.

Il concetto fondamentale espresso da bin Laden è la visione di un mondo islamico (dar el islam) aggredito da una crociata del mondo occidentale, che però è visto più come miscredente che cristiano; infatti, gli attentati solo eccezionalmente hanno preso di mira luoghi di culto. A una tale aggressione, i mussulmani hanno il dovere della Jihad, che è vista come una guerra di difesa e non di aggressione. Si tenga presente che il termine Jihad indica lo “sforzo” del fedele per abbandonarsi alla volontà divina (che è poi il significato proprio di “islam”). In questo quadro, assume emblematica rilevanza lo shaid, che significa testimone: poiché “martis” in greco ha lo stesso significato, si traduce nelle nostre lingue come martire; in realtà, il concetto è molto diverso. Noi indichiamo con martire chi preferisce la morte alla rinuncia alla fede in un contesto però di non-violenza (martiri nell’impero romano), mentre in quello islamico si intende in questo caso un combattente, in genere ma non necessariamente suicida. Ricordo che anche da noi i caduti nelle crociate venivano pure a volte indicati come martiri.

La Questione Palestinese viene inserita in questo quadro di aggressione dell’Occidente, in cui gli ebrei sarebbero lo strumento della aggressione occidentale (veramente in qualche caso sarebbero i perfidi ebrei a spingere l’Occidente).

Quello che però ha successo su TikTok non è tutto il quadro generale in cui è inserita la questione palestinese, ma solo i fatti della Palestina. Gli ebrei hanno invaso un territorio non loro da oltre duemila anni, hanno scacciato dalle loro sedi avite gli arabi (mussulmani) e tuttora li opprimono perseguitano i palestinesi rimasti nel resto della Palestina.

Ora valutiamo queste idee. In effetti, gli arabi palestinesi hanno subito un’ingiustizia storica, un’invasione di un popolo straniero e su questo non vi è dubbio: occorre rendersene conto, cosa che non sempre avviene in Occidente, per cui la lettura di questa lettera può apparire una rivelazione agli occhi di una generazione americana che è sempre stata al fianco degli israeliani senza SE e senza MA. Anche secondo i principi della nostra civiltà, la ragione è tutta dalla parte dei Palestinesi e il torto tutto degli israeliani: nessun dubbio. Tuttavia, poi occorrerebbe considerare che realisticamente non è possibile distruggere Israele, che comunque tutti i confini degli stati nascono da atti di forza, da ingiustizie storiche e che ormai Israele esiste da 75 anni:  dopo le guerre del ’48, del ’56, del  ’67, del ’73 che Israele ha vinto, la situazione si è stabilizzata. Occorre allora prenderne atto e cercare un accordo: in pratica, i due stati. Senza l’accettazione dello status quo, il conflitto non si risolve. Non è che, ad esempio, gli italiani di Istria possano tornare in Istria e così i tedeschi dei Sudeti o di Danzica o gli islamici e gli induisti cacciati dalle loro sedi nella formazione dell’India e del Pakistan e così via.

Più complesso il quadro generale della pretesa aggressione occidentale. In effetti, la cultura occidentale tende a diffondersi in tutto il mondo, creando tensioni etico-politiche, religiose: esempio classico è la posizione della donna simboleggiata poi dal ijab (velo islamico); si pensi alle dimostrazioni in Iran. Ma si tratta di un fatto culturale legato alla globalizzazione per cui tutto il mondo è connesso e l’Occidente indubbiamente esercita un influsso sul resto del mondo molto maggiore di quello del resto del mondo sull’Occidente; i modelli occidentali si sono diffusi in tutto il mondo.

Esiste anche un’aggressione militare occidentale? Esaminiamo i fatti.

In realtà, nel corso della guerra fredda anche il Medio Oriente e, come un po’ dappertutto nel mondo, alcuni si schierarono con l’America, altri con il comunismo anche senza essere per questo comunisti. Non si vede però una guerra dell’Occidente contro l’islam integralista. Infatti, il M.O. si è diviso fra laici (nazionalisti) e integralisti, ma l’Occidente non si è affatto schierato con una delle parti, anzi ha inclinato più per i secondi. È vero che in Iran il regime laico dello sha si appoggiava all’Occidente, ma alleati fedeli dell’Occidente erano e sono restati i sauditi e gli emirati del Golfo, che sono tuttora gli stati in cui effettivamente la sharia viene osservata. Per contro, i regimi laici, nazionalisti alla Nasser come Iraq, Libia, Siria furono sempre nemici dell’Occidente. Negli anni ’70, l’Egitto, pur non cambiando regime, cambiò campo e divenne alleato dell’America. Siamo quindi assolutamente lontani dall’idea di Khomeini di un grande satana (l’America) e dei piccoli satani (i regimi laici locali), tutti o quasi nemici dell’America. In particolare, la resistenza contro la Russia dei talebani dell’Afghanistan fu sostanzialmente aiutata dagli americani e alle loro forniture di armi moderne si deve in massima parte il loro successo,m lo stesso bin Laden fu finanziato dagli americani  L’unico intervento diretto americano prima dell’11 settembre fu la guerra contro l’Iraq, retta dal regime molto, molto laico, a difesa della tradizionalista, molto tradizionalista Arabia Saudita.

L’idea del grande satana e dei piccoli satani è smentita da una semplice constatazione dei fatti. Nessuna aggressione da parte dell’Occidente contro l’islam: la cosa sarebbe del tutto incomprensibile per la mentalità laica e tollerante dell’Occidente. Nessun legame anche con la questione palestinese, che è considerata un fatto a parte e comunque non di carattere religioso. È vero che il quadro cambiò dopo l’11 settembre con l’invasione prima dell’Afghanistan e poi dell’Iraq, ma sono interventi di difesa dell’America di fronte alla minaccia integralista che, debordando dal M.O., finisce col colpire l’Occidente: che poi tali interventi siano stati efficaci o opportuni è poi un’altra questione.

 

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