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Riesplode il conflitto a Gaza


di Giovanni De Sio Cesari

Sui media si parla di una svolta  nell’eterno conflitto in Palestina  In realtà per l’ennesima volta ci troviamo di fronte al ripetersi dello scontro fra Israele e  Gaza: la differenza in questo caso  è solo la entità delle vittime.  Se prescindiamo da questo  particolare che  pure è  importante tutto si ripete ancora una volta come già avvenuto negli scorsi anni. Per qualche motivo più o meno occasionale esplode la tensione sempre latente israelo- palestinese : HAMAS allora fa partire da Gaza salve di  missili e gruppi di incursori che uccidono alcuni israeliani e allora Israele risponde  con bombardamenti più o meno  pesanti e se questi non bastano con una invasione da terra temporanea. Muoiono un certo numero di Palestinesi, in genere  dieci o venti volte quelli israeliani. Tutti deplorano l accaduto, dagli USA al papa  all’ ONU, al nostro governo. Quelli genericamente di sinistra, memori del tempo in cui la causa palestinese era collegata a  una rivoluzione  anti capitalista mai avvenuta, mettono in risalto la sproporzione fra le vittime e le distruzioni palestinesi  e  quelle israeliane , tutti gli altri  favorevoli ad Israele  sostengono  il diritto di Israele a difendersi.  Se confrontiamo le dichiarazioni di oggi con  quelle del 2021, del 2014, del 2012, del  2009 troviamo proprio le stesse parole ma in realtà nessuno fa niente. Non fanno nulla l’ONU e le altre grandi agenzie internazionali, non fanno nulla le grandi potenze, non fanno nulla gli arabi divisi nelle  loro infiniti  conflitti più o meno  sanguinosi.

Poi a una certo punto i contendenti colgono l’occasione di uno dei tanti che si affannano a fare da mediatori  e si arriva a una tregua  temporanea che dura poi  anni e  tutto torna come prima  in attesa del  prossimo scontro.

Ma  nessuno fa niente, tutto torna come prima  a parte  qualche centinaio o migliaio di sfortunati che  perde la vita: ma perché avviene tutto questo ?

Il fatto è che tutti in pratica non possono fare altro in attesa di  svolta  storica che si spera sempre ma che non accade mai e in verità e si dispera ormai che possa avvenire.

Perché mai HAMAS lancia allora degli attacchi ben sapendo che cosi  ci saranno tanti morti fra la propria gente e non si arriverà a niente?. Il fatto è che  HAMAS proclama che Israele deve essere distrutta, una meta del tutto irrealistica, forse si contenterebbe anche di uno stato palestinese ma non si sa bene Ma ogni tanto deve pure fare qualcosa che interrompa  uno stato di cose, uno status quo ormai  stabilizzato all’infinito.  Israele di fonte alla offensiva  non può non rispondere , sarebbe  impensabile restare passivi. Si colpisce quindi Gaza  senza  però esagerare. Per Israele non sarebbe un problema  bellico distruggere  Gaza uccidendo centinaia di migliaia di persone ma chiaramente non può farlo per i principi umanitari dell’Occidente che non  lo permetterebbe  e comunque ha bisogno dell’aiuto americano senza il quale non potrebbe  sopravvivere.

Se tutti gli altri, dall ONU agli  Arabi non fanno nulla  è perchè in realtà nulla possono fare. I paesi arabi non sono in grado di attaccare Israele   per le immense divisioni interne,  è impensabile che gli Occidentali possono intervenire in Palestina contro gli israeliani Solo gli USA possono in qualche modo  fermare Israele perché essa dipende strettamente dall aiuto americano. Ma in realtà non intendono farlo perché essi si pongono per complessi motivi di politica interna come difensori di Israele.

Diciamo allora che  il problema è la soluzione  della questione palestinese alle radici.  Eppure la soluzione è già prefigurata dall’ ONU dal 1967 e invocata e approvata da tutti i paesi ancora oggi: la formazione di due stati uno israeliano e uno palestinese.  Ma questa soluzione viene rinviata indefinitivamente da Israele con il pretesto che  gli arabi non la accettano perché mirano alla distruzione di Israele  e quindi lo stato palestinese sarebbe  solo una tappa per una successiva campagna  di distruzione di  Israele . In realtà il pretesto poi non  è affatto infondato: se Abu Mazen  accetta pienamente Israele,  HAMAS lo ha sempre  rifiutato  anche se si pensa che comunque  finirebbe con l’accettarla.

Bisogna tener conto che Israele è stata fondata da ebrei di cultura europea laici, democratici,  socialisti ma in seguito si sono affermate correnti religiose fondamentaliste del tutto simili ai fondamentalisti religiosi islamici . Benché in minoranza queste correnti,  con il sistema elettorale proporzionale,  finiscono con  il condizionare pesantemente il governo e attualmente ne sono proprio una parte importante. La rinuncia a  una parte dei territori occupati non sarebbe un  gran danno per Israele ma le motivazioni sono di ordine ideologico, religioso. I fondamentalisti  israeliti  non possono rinunciare a una parte della  terra che il Signore, migliaia di anni fa, avrebbe assegnato loro: sarebbe un sacrilegio .

D’altra parte perché Israele dovrebbe accettare uno stato  dal  quale  potrebbe    partire una nuova guerra o peggio guerriglia contro di essi: meglio lasciare le cose come stanno.

Dal punto di vista del futuro  però noi noteremmo che Israele è un piccolo paese che si trova ai margini di un universo di centinaia di milioni di islamici ostili. Se in questo momento storico sono in grado di fronteggiarlo agevolmente   questo fatto si  potrà prolungare  all’infinito ?

Prima o dopo anche il mondo arabo uscirà dalla povertà, arretratezza, soprattutto dal disordine interno che  lo rende impotente  e allora in quel caso potrà mai la piccola Israele fronteggiarlo?

Non sarebbe meglio cercare ora, in questo momento  favorevole una pace  stabile ? Ma si sa, in politica si vede l’immediato, il futuro è troppo incerto per regolarsi su di esso.

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