Il centro di accoglienza “Post Acute per Homeless” di Progetto Arca, in via Mambretti 33 a Milano (Municipio 8), apre le porte alla Tosca di Giacomo Puccini, opera inaugurale della Stagione di Opera e Balletto 2019-2020 del Teatro alla Scala.
Grazie a Prima Diffusa – con cui il Comune di Milano ed Edison portano in numerosi luoghi non convenzionali della città la bellezza dell’Opera – il centro che ospita persone senza dimora bisognose di cure mediche si trasforma per la prima volta in un teatro a porte aperte per la proiezione gratuita della Prima della Scala.
Come per le altre location che accolgono la proiezione, l’ingresso è libero fino a esaurimento posti, con prenotazione obbligatoria a comunicazione@progettoarca.org (entro mercoledì 4 dicembre, seguirà mail di partecipazione da presentare all’ingresso la sera dell’evento).
“Siamo onorati di ospitare nel nostro centro di accoglienza la meraviglia dell’Opera della Tosca – commenta Alberto Sinigallia, presidente Fondazione Progetto Arca – è un modo per noi di festeggiare questo 2019 in cui compiamo 25 anni di attività accanto alle persone indigenti ed emarginate, e un modo per i nostri ospiti qui accolti per trascorrere una serata a contatto con il grande potere rigenerante, per l’anima e per il corpo, della musica”.
La durata dello spettacolo è di 2 ore e 25 minuti (intervallo incluso).
TOSCA
Il Direttore Musicale Riccardo Chailly inaugura la Stagione 2019/2020 del Teatro alla Scala con Tosca di Giacomo Puccini, uno dei capolavori più conosciuti e amati del repertorio che va in scena per la prima volta per un 7 dicembre. L’Opera eseguita in edizione critica è parte del progetto di rivisitazione dei principali titoli pucciniani alla luce delle ricerche musicologiche più aggiornate promosso dal M° Chailly. L’allestimento è di Davide Livermore, che ha già firmato con successo Attila per l’Inaugurazione 2018/2019, e grande protagonista sarà ancora una volta Anna Netrebko, insieme a Francesco Meli e Luca Salsi. Tosca, andata in scena per la prima volta nel 1900, segna una svolta nella storia del melodramma italiano dopo Verdi prefigurando soluzioni quasi cinematografiche.