Every letter is a love letter

Anna Oberto | Marcela Moraga | Clarissa Falco

 16 novembre – 26 gennaio 2020

a cura di

Alessandra Poggianti e Elvira Vannini

Lucca, Terzopiano arte contemporanea presenta fino al 26 gennaio 2020 la mostra dal titolo Every letter is a love letter. Questa si propone come una rassegna transgenerazionale declinate al femminile e dedicata alla visual poetry che pone al centro la scrittura intima, l’esperienza del fuori tema e di tutto ciò che è ai margini delle narrative ufficiali.

La mostra si apre con il lavoro di una delle principali esponenti della scena verbo-visuale italiana: Anna Oberto (Ajaccio, Italia, 1934), che ha incentrato la sua ricerca artistica e letteraria sul linguaggio e sulla scrittura. Già nel Manifesto Femminista Anaculturale, redatto nel dicembre 1971, Anna Oberto si poneva la questione della scrittura femminile – non tanto quella letteraria ma quella del privato: Liberiamo il linguaggio e libereremo la donna!” insieme alla possibilità di sperimentare una scrittura abitata dal «femminile».

Non si tratta solo di visual poetry ma di un atto di discorso che contesta la grammatica e l’alfabeto, il linguaggio si fa situato e femminilizzato e interrompe il “monologo della cultura patriarcale”. Nelle sue tavole e collage la scrittura è rigorosamente a mano, calligrafica, usata per ridare corpo alla parola.

E su quel dare corpo alla parola si inserisce la pratica artistica di Clarissa Falco (Genova, Italia, 1995). La giovane artista presenta una produzione di lavori che si articola a partire dall’idea di corpo. Corpi come “macchine desideranti’, oltre la distinzione tra soggetto e oggetto, privati delle proprie sembianze per diventare ingranaggi o parti meccaniche.

“Ovunque sono macchine, per niente metaforicamente: macchine di macchine, coi loro accoppiamenti, colle loro connessioni. Una macchina-organo è innestata su una macchina-sorgente: l’una emette un flusso, che l’altra interrompe. Il seno è una macchina che produce latte, e la bocca una macchina accoppiata a quella” (Deleuze e Guattari, Anti Edipo, 1972)

Falco sceglie il corpo femminile che viene traslato in elementi industriali creando una nuova grammatica sull’idea di forza legata al desiderio e alla femminilità.

La stessa soggettività femminile che si ritrova nei tessuti andini proposti da Marcela Moraga (San Fernando, Cile, 1975), un mezzo importante per trasmettere e preservare i tratti essenziali della vita di una società. La tradizione della tessitura è, infatti, al centro di tutta la comunità andina. I tessuti sono la superficie su cui le donne trasferiscono i dati relativi alla loro economia locale, ad incidenti storici ed ai valori estetici. L’artista cilena interviene su diversi tessuti usando feltro e ricami per illustrare un’altra storia, quella sui processi di estrazione dei minerali nella catena montuosa andina, causa della contaminazione e della siccità delle acque e dei conseguenti problemi sociali ed economici che colpiscono gli indigeni andini. Per la prima volta, viene presentata la serie completa, arricchita di due nuovi lavori realizzati in Toscana.

Di IN DIES

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