In Italia sono circa 60.000 i casi di intossicazioni acute registrati nell’ultimo anno, 19.500 dei quali bambini e adolescenti fino a 17 anni1. Questi i dati allarmanti presentati in occasione del Congresso della Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza Pediatrica (SIMEUP) – Sezione Umbria che fino al 30 marzo ha visti riuniti a Perugia i massimi esperti di pediatria con l’obiettivo di discutere di importanti aspetti legati alle patologie emergenti del bambino. Nel nostro Paese, le intossicazioni acute in età pediatrica rappresentano oltre il 40% dei casi di avvelenamento segnalati ai Centri Anti Veleno (CAV) e costituiscono il 3% dei ricoveri ospedalieri e il 7% dei ricoveri d’urgenza, con un tasso di mortalità che oscilla tra 0,1% e 0,3%.2
Principali responsabili del 45% delle intossicazioni acute sono i farmaci. A seguire prodotti per l’igiene domestica (26%), pesticidi (7%), alimenti (4,7%), prodotti industriali (3%), piante (2,3%).2
Nausea, vomito, tachicardia, cefalea e, nei casi più gravi, perdita di coscienza e convulsioni. Questi i principali sintomi delle intossicazioni acute che possono manifestarsi immediatamente dopo l’ingestione/inalazione oppure presentarsi anche dopo 12-48 ore. Nell’88% dei casi l’ambito domestico è il luogo principale in cui avviene l’intossicazione e il 92% si verifica in maniera accidentale.
“Davanti a un sospetto di avvelenamento è indispensabile individuare la tipologia della sostanza tossica ingerita e consultare immediatamente il pediatra o recarsi tempestivamente in un Pronto Soccorso – ha commentato la Prof.ssa Susanna Esposito, Coordinatore Scientifico del Congresso SIMEUP Umbria e Professore Ordinario di Pediatria all’Università degli Studi di Perugia -. È altrettanto opportuno ricordare di non indurre il vomito in caso di ingestione schiumogena o caustica. Nel caso in cui vi fosse un contatto cutaneo è necessario rimuovere gli indumenti contaminati e lavare accuratamente la cute, senza strofinare con acqua corrente, mentre nel caso di contatto con gli occhi è opportuno un lavaggio prolungato a palpebre aperte con acqua a getto continuo. Si tratta di misure generali di primo soccorso pre-ospedaliero che possono rivelarsi importantissime. Fondamentale, poi, portare con sé il contenitore della sostanza responsabile e accertarsi della quantità ingerita e del tempo trascorso dall’assunzione.”
Nel lattante e nella prima infanzia la causa principale di intossicazione acuta è da attribuirsi alla non corretta somministrazione di farmaci: il sovradosaggio e l’interazione tra più principi attivi possono portare ad intossicazione.
“Il bambino acutamente intossicato, soprattutto nei primissimi anni di vita, può presentare un quadro clinico molto diverso rispetto all’adulto – ha evidenziato Franca Davanzo, Direttore S.C. Centro Antiveleni Dipartimento Emergenza Urgenza – E.A.S. Ospedale Niguarda di Milano -. Questo in rapporto all’immaturità anatomo-funzionale degli organi bersaglio. La conoscenza di tali specificità è essenziale per il pediatra e per l’infermiere chiamati al primo intervento e alla successiva assistenza del bambino intossicato, sul territorio o in Ospedale. Solo dopo i 5-6 anni di età, soprattutto per quanto riguarda le alterazioni dello stato di coscienza, la risposta clinica all’insulto tossico diventa simile a quella dell’adulto”.
Le intossicazioni acute in età pediatrica si registrano soprattutto in fasce orarie in cui i genitori sono impegnati nella preparazione dei pasti e conseguentemente meno attenti alla sorveglianza dei bambini. Nella maggior parte dei casi, gli avvelenamenti accidentali potrebbero essere evitati seguendo delle precise regole:
- Conservare i prodotti potenzialmente tossici, anche farmaci, fuori dalla portata dei bambini
- Non travasare questi prodotti in recipiente ad uso alimentare
- Non mixare prodotti diversi per l’igiene domestica, ad esempio acidi con candeggina
- Non somministrare farmaci senza prescrizione medica e attenersi scrupolosamente al foglietto illustrativo
- Conservare i farmaci nella loro confezione originale e non lasciarli incustoditi
- Non ingerire bacche o parti di piante
- Non raccogliere funghi se non si è particolarmente esperti e tanto meno ingerirli
- Verificare il corretto funzionamento degli impianti di riscaldamento per contrastare il rischio di intossicazione da monossido di carbonio
Bibliografia
- Report annuale 2018 del Centro Antiveleni di Milano
- Gruppo di studio di tossicologia pediatrica SIMEUP