A Venezia un convegno sul diabete mellito: una visione sul presente e oltre gli attuali paradigmi di cura. Necessario ridurre il numero di pazienti con un approccio multidisciplinare che coinvolga medici di base e specialisti
In arrivo nuovi farmaci per contrastare anche tumori, malattie metaboliche e cardiovascolari, demenze senili
Si va verso la de-cronicizzazione delle malattie
Nel diabete mellito di tipo 2 diventa fondamentale il raggiungimento di obiettivi terapeutici che vadano al di là del semplice controllo della glicemia e che invece raggiungano importanti risultati sulla prevenzione secondaria degli eventi cardiovascolari e renali, dell’ospedalizzazione per scompenso cardiaco e della mortalità generale dei pazienti diabetici. Inoltre, ultimamente, ci si è spinti fino a considerare prioritari gli obiettivi sulla prevenzione cardiovascolare primaria e anche della malattia diabetica, aprendo importanti prospettive sulla remissione clinica del diabete stesso e della prevenzione del prediabete e della sindrome metabolica.
FOCUS SUL DIABETE A VENEZIA – Il diabete è una patologia che necessita di maggiore attenzione: anzitutto per i numeri, dato che colpisce circa il 6% della popolazione italiana a cui si aggiunge un altro 2% circa di sommerso; inoltre, i cambiamenti connessi all’evoluzione della medicina e i mutamenti della società che si riflettono sullo stile di vita e sulle caratteristiche della popolazione inducono a nuove riflessioni.
Una due giorni fitta di impegni a Venezia con il convegno “Le gliflozine nel diabete mellito: una visione sul presente e oltre gli attuali paradigmi di cura”, organizzata con il contributo non condizionato di Mundipharma.
Questo convegno verte su 3 grandi questioni: anzitutto, i nuovi concetti della fisiopatologia del diabete; in secondo luogo, il nuovo contesto più ampio da prendere in esame, caratterizzato dall’invecchiamento della popolazione e dalle conseguenze cardiovascolari connesse; la terza grande area affrontata è quella dei nuovi farmaci, le molecole recentemente arrivate sul mercato, che possono determinare una rivoluzione nel trattamento della malattia.
I NUOVI FARMACI PER IL DIABETE – La questione centrale del convegno di Venezia verte per la prima volta in Italia sul legame tra diabete, invecchiamento e patologie neurodegenerative, tumorali, autoimmuni. Sebbene si sviluppino con diverse sfaccettature, queste malattie hanno un’origine comune e sono tutte assimilabili alla categoria delle malattie croniche. Per la medicina parlare di malattia “cronica” è una sconfitta, perché qualcosa di cronico non può mutare nel tempo: per questo la lotta al diabete e alle patologie ad esso connesse costituisce una sfida così importante.
Si tratta di “un obiettivo rivoluzionario” dichiara il prof. Bruno Solerte, Professore di Medicina Interna all’Università di Pavia. “Le nuove molecole saranno in grado di modificare questo concetto di irreversibilità, avviando verso la de-cronicizzazione delle malattie. È un obiettivo che necessariamente va perseguito, poiché l’economia mondiale presto non sarà in grado di sostenere i costi di queste malattie croniche. Proprio il diabete è il banco di prova per verificare i passi avanti della farmacologia. Le novità relative ai farmaci riguarderanno anche le demenze senili e i nuovi farmaci metabolici nella cura del cancro”.
“In Italia ci sono circa 4,5 milioni di pazienti diabetici, di cui circa il 15% ha una qualche forma di cardiopatia” spiega il prof. Angelo Avogaro, Professore Ordinario di endocrinologia e malattie del metabolismo all’Università di Padova. “I nuovi farmaci riducono molto la mortalità di questi pazienti: è il caso, ad esempio, degli inibitori del riassorbimento renale del glucosio o degli antagonisti del recettore del GLP1. Questi nuovi farmaci hanno anche il vantaggio di non mandare in ipoglicemia il paziente. Il dibattito oggi è incentrato su quale sia la fase giusta in cui utilizzare questi nuovi farmaci, se già nelle fasi precoci della malattia o solo in una fase avanzata. Visto l’elevato numero di pazienti con complicanze cardiovascolari, probabilmente sarà utile farne un utilizzo immediato”.
Il limite ancora oggi significativo è che in Italia oltre la metà dei diabetici vengono trattati con farmaci vecchi. I nuovi farmaci infatti sono soggetti al piano terapeutico e sono prescrivibili sono dagli specialisti di diabetologia.